venerdì 7 novembre 2025

SISARA, una MACINA trovata da Leonardo Melis, in EGITTO, in ISRAEL, in SARDINIA

 


SISARA, una MACINA trovata  da Leonardo Melis, in EGITTO, in ISRAEL, in SARDINIA

Il Trascrittore della Bibbia (Esdra?) o addirittura il primo Redattore (Jeremia?) non sono mai stati benevoli con il Regno del Nord che loro chiamavano Israel, salvo poi appropriarsi di questo nome una volta che le 10 Tribù scomparvero o meglio tornarono alla loro terra di origine: il Mediterraneo Occidentale da dove arrivarono in maggioranza nel 1200 a.C. con l’Invasione dei Popoli del Mare. Questo però, se non è moralmente accettabile, fa pure parte della Storia: chi sopravive ha ragione!

            Nel caso di Sisara, si preferisce dipingerlo come un tiranno che una delle solite e discutibili “eroine” della Bibbia uccide a tradimento dopo averlo ospitato nella tenda sua e del marito, il quale era oltretutto amico di Sisara.

”Jabin, un re cananeo, che regnava in Asor e aveva per condottiero dell’esercito Sisara (Un generale dei mercenari Shardana di stanza in Palestina per conto dei Faraoni, N.d.A.) che abitava in Aroset Goim, forte di 900 carri ferrati, oppresse duramente i figli d’Israele per 20 anni.... In quel tempo era Judice in Israele Deborah... giudicava le cause fra Rama e Bet-El sui monti di Efraim... Deborah andò con Barak in Qadesh, radunò Zabulon e Neftali, 10.000 combattenti”. Da: (Shardana i Principi di Dan ed. PTM 2005 di Leonardo Melis)

Questo episodio ci ha fatto intuire che Sisara altri non era che il comandante della piazzaforte militare presso il Monte Carmelo, non lontano da Tel Aviv. Questa piazzaforte risponde al nome attuale di Al Awaht (il muro). Scavata dall’archeologo israeliano Adam Zertal nel 1992, fu definita dallo scopritore “città shardana”. Noi l’abbiamo identificata con la biblica Haroset Goim, la città di Sisara.

L’episodio verificatosi questa estate (del 2010) ci ha lasciati un poco delusi e nello stesso tempo ci ha spronati a scrivere ancora dei “miei” Shardana. Lo abbiamo scritto in altro capitolo: una agenzia di stampa ha diffuso la notizia su una “Scoperta effettuata dall’archeologo israeliano Adam Zertal, che identifica la città da lui scavata con Haroset Goim, sede del generale sardo Sisara.” Non vogliamo assolutamente intendere che Zertal abbia copiato da noi, ma a dir la verità nel 2005 ci capitò di incontrare l’archeologo a Cagliari alla “Cittadella dei Musei”. In quell’occasione accennammo della nostra teoria su Sisara e Haroset Goim. Zertal si disse entusiasta e favorevole a quanto da noi immaginato. Aggiunse anche che il nome di Sisara era per lui assolutamente sardo. E che gli ricordava la città sarda di Sassari. Questo è quanto. Abbiamo voluto ricordarlo, perché “La memoria umana è spesso leggera” e perché la scoperta è di Leonardo Melis, o almeno è Melis ad averla pubblicata per primo, nel 2005. Se abbiamo fatto anche involontariamente una cortesia a Zertal, ne siamo estremamente felici.

 


mercoledì 5 novembre 2025

FESTA SHARDANA 2015. salto del fuoco Gopays de Frores

 




FESTA SHARDANA 2015. salto del fuoco Gopays de Frores


martedì 28 ottobre 2025

Exodus, 40 anni nell’Oasi di Qadesh

 



Exodus, 40 anni nell’Oasi di Qadesh

 Neb.Ka.Set/Mose uscì dunque definitivamente dalla storia egizia, andando incontro al suo destino. Restando 40 anni nel “deserto” del Sinai. Naturalmente sgombriamo subito il campo da quanto abbiamo appreso dalle catechiste e dai libri scolastici riguardo un errare per dune di sabbia e fonti miracolose. Il tragitto durò al massimo tre giorni, prima di arrivare all’Oasi di Qadesh Barnea. Un incrocio di strade carovaniere che esiste ancora oggi. Postiamo naturalmente una mappa adeguata del tragitto. Di tragitti ne sono stati proposti diversi da diversi storici di tutte le epoche, noi proponiamo quello più breve  e più logico. Anche perché la Bibbia, pur se letta superficialmente può apparire confusionaria e pasticciata, in realtà dice chiaramente quanti giorni e dove i popolo attraversò Yam Suh e parte del deserto per arrivare a Qadesh Barnea.

Esodo LX – 22/27:  <Poi Mose ordinò di partire dal Mar Rosso (Yam Suph per la verità) e si diressero verso il deserto di Sur; camminando tre giorni senza trovar acqua. Giunsero quindi a Mara ma non poterono bere le acque di quel luogo perché erano amare …. Dio mostrò un legno a Mose che lo gettò nelle acque, le quali diventarono dolci … Là il Signore dette al popolo uno statuto e le leggi …>. Senza dover citare altro, basterebbe questo versetto dell’Esodo per capire che “camminarono  tre giorni e giunsero là dove il Signore dette al popolo le leggi”. Vale a dire che in tre giorni arrivarono alla meta Qadesh Barnea, che si trova di fronte al Monte di Dio: Har karkoum per l’esattezza, ove il Signore consegnò a Mose le Tavole della Legge. Punto.

Su Amazon: I Libri di Leonardo Melis 

 


sabato 25 ottobre 2025

Alessandro faraone d'Egitto

 



Alessandro faraone d'Egitto

            Abbiamo voluto includere Alessandro con il capitolo Spartani/Tjekker, non perché lo fosse. Caso mai Alessandro aveva aspirazioni più Akayasa, il suo ispiratore era Akille.

La madre, Olimpiade, fu educata nel tempio di Do.dona, quindi discendete dalle Danaidi e lei educò a sua volta Alessandro ricordandogli le origini Dan.

A proposito della madre di Alessandro, vorremmo proporre la soluzione del mistero per cui i sacerdoti di Siwa accettarono il condottiero macedone come faraone e re d’Egitto. Cosa assai strana se si pensa ai precedenti fatti accaduti con altri conquistatori precedenti.

Conquistatori dell’Egitto

Dal 365 a.C. sul trono dell'Egitto sedeva Teos che, dopo aver imposto pesanti provvedimenti fiscali, cercò di conquistare la Siria-Palestina ingaggiando mercenari greci. Il malcontento scaturito dall'aumento delle imposte portò a un colpo di Stato  da parte di Nectanebo II che portò a sua volta all'interruzione del tentativo di conquista. L'Egitto tornò ad essere il bersaglio dell'espansione persiana. L'avanzata dei Persiani costrinse il faraone a ritirarsi a Menfi ed in seguito a fuggire al Sud. Si instaurò così un'egemonia persiana guidata da Artaserse III.

In pratica, dopo due tentativi messi in atto tra il 351 a.C. ed il 344 a.C., il re persiano Artaserse III, riunì un esercito forte di 300.000 soldati che guidò personalmente contro l'Egitto. Nectanebo poteva contare su circa 60.000 egizi e 40.000 mercenari libici e greci. Dopo 18 mesi fuggì a Meroë presso il Regno di Kush. In Nubia, secondo gli studiosi si perdono le tracce dell'ultimo sovrano di origine egizia, ma noi abbiamo motivo di pensare che Nectanebo abbia cercato rifugio nelle città greche, anzi più precisamente in Macedonia, presso Filippo. Abbiamo scritto in passato che Nectanebo entrò nei favori del sovrano, anzi forse più nei favori della sovrana. Parliamo di Olimpiade, la madre di Alessandro.

Da: "I Popoli del Mare, l'Eredità" ed. 2021 -  di Leonardo Melis 

 




domenica 19 ottobre 2025

L’Inabissamento delle Isole dell'Occidente

 




L’Inabissamento:

                  L’Innalzamento del Mediterraneo: un’altra prova inequivocabile dell’esistenza di queste città del Mediterraneo precedente all’arrivo di presunti “Fenici”, Punici e Romani, è data dall’inabissamento di alcune di esse, fra cui Nora e Tharros. Una parte dell’abitato è sommersa dalle acque del mare, dovuto all’innalzamento del livello del Mediterraneo; un fenomeno questo che avvenne storicamente in un periodo che va dal 1200 al 1150 a.C. (Carta Raspi). Ora sappiamo con certezza che i cosiddetti “Fenici” (che poi erano i Popoli del Mare di ritorno) uscirono dai loro porti intorno al 900-800 a.C., notizie di Cartagine in Sardegna se ne hanno intorno al 540 a.C. col disastroso tentativo di conquista da parte di Malco. In quanto a Roma si hanno i primi contatti solo intorno al 238 a.C. dopo la famosa rivolta dei mercenari cartaginesi, che spinsero il Senato a inviare in Sardegna le legioni. Anche se un precedente tentativo l’aveva fatto nel 259 L. Cornelio Scipione che, dopo aver conquistato Alalia in Corsica, si impadronì di Olbia, ma l’arrivo di una flotta Cartaginese lo costrinse ad abbandonare la città. E’ ovvio quindi che né Fenici, né Cartaginesi o Romani potevano aver costruito alcuna di queste città. Nell’estate del 2001 ho avuto modo di controllare ulteriormente le centinaia di “tombe” scavate nella roccia a strapiombo sul mare della bellissima penisola del Sinis nella costa occidentale della Sardegna. Si tratta di loculi di diverse dimensioni a gruppi di 6-10 e anche 20, affiancati a formare quasi la pianta di una casa. In alcuni casi la roccia ha ceduto e si è inabissata. Naturalmente sono stati catalogati come tombe puniche scavate dagli abitanti della vicina Tharros distante circa 1 km. Ma se di tombe si tratta, pur non essendoci dubbio che abbiano a che fare con l’antica città, ne escludono automaticamente l’origine punica e fenicia, nonché romana. L’impressione è, infatti, che siano state scavate precedentemente al fenomeno di innalzamento del mare avvenuto nel II millennio a.C. e quindi prima dell’avvento di queste Civiltà. Non crediamo, infatti, che sarebbero state scavate così vicine al mare, visto la fine che hanno fatto alcune di esse, letteralmente sommerse dai flutti.

                        Le acque quindi si innalzarono repentinamente in tutto il mediterraneo di circa m. 2,50; corrispondente questo a una penetrazione delle stesse acque marine per circa km. 30 all’interno dei territori; con le conseguenze che possiamo immaginare. Le acque salate si inserirono nei campi, avvelenando messi e pascoli, oltre alle falde acquifere, rendendo le coste inabitabili. Questo indusse le popolazioni tutte a decidere un immediato abbandono dei territori. Questi territori, lo sappiamo, erano abitati da color che gli Egizi chiamavano “gli abitanti delle Isole d’Occidente” o “Coloro che abitano nel grande verde” o ancora: “Coloro che abitano nel Grande Cerchio d’acqua”. Coloro che noi chiamiamo anche Urim o Pelasgi: I Popoli del Mare.




mercoledì 15 ottobre 2025

I Popoli del Mare e i viaggi nei Mari del Mondo



I Popoli del Mare e i viaggi nei Mari del Mondo

Parliamo dei “famigerati” Bronzetti Sardana che molti studiosi usano ancora chiamare “Nuragici”, ma sempre Sardi sono! Ebbene questi bronzetti raffigurano animali che Bruno Vacca, nostro compianto Maestro, riconobbe essere “animali estranei alla fauna del Mediterraneo antico e attuale”. Vi sono protomi di navi riconoscibili perfettamente in Gazzelle di Thompson, Antilopi d’acqua, Gnù, Bongo, Scimpanzé, Facoceri, Varani …  pubblichiamo alcune immagini per meravigliarvi.

         La somiglianza è tale che solo in presenza un artista del bronzo, per bravo che fosse, poteva realizzare. Poiché però questi animali si trovano solo nell’Africa Subequatoriale e non assolutamente nel Mediterraneo, chi le ha riprodotte almeno tremila anni fa doveva per forza essere andato sul posto. Quindi i Sardana, fossero ad Akko, oppure prima ancora in Mediterraneo e ancor prima in Mesopotamia, dovevano compiere quei viaggi di Tre anni di cui la Bibbia parla attribuendoli a Salomone, o per essere onesti a Salomone a al re di Tiro. Il quale re di Tiro ormai lo abbiamo capito era un Libu alleato dei Sardana di Akko e della tribù di Dan e agli altri Popoli del Mare del Regno del Nord e non solo.

     Noi però siamo anche generosi e diamo la parola, anzi lo scritto a un autore … Greco! Anzi allo storico più importante e conosciuto fra i greci: Erodoto. Egli racconta di uno di questi viaggi intorno all’Africa, purtroppo attribuendoli al solito ai “Fenici”, sbagliando la data del viaggio e non credendo a una cosa estremamente vera del racconto.

< Vogliamo ricordare il viaggio di circumnavigazione dell’Africa commissionato dal faraone Nekau? Lo racconta Erodoto e, pur scrivendo egli stesso che non credeva ai fatti raccontati; almeno per quanto riguardava l’episodio rendicontato dai navigatori cheviaggiando verso Occidente avevamo il sole alla nostra destra”; oggi noi sappiamo che il “fenomeno” era invece esatto. Chi  invece sbagliava era proprio lui identificando i Shardana con i soliti “Fenici”. Per un motivo che presto spieghiamo.

-         I Shardana quel viaggio lo facevano già dai tempi in cui vivevano ancora in Mesopotamia, partendo dal Golfo Persico; e anche successivamente, quando risiedevano in Israel, partendo da Asion Gaber; diretti verso Zimbabwe e altrove.

-         I “Fenici” avrebbero fatto quel viaggio partendo dal Delta Orientale del Nilo, attraverso il canale che Nekau avrebbe costruito. In passato avevamo precisato che quel canale non fu mai terminato dagli Egizi, ma dai Persiani invasori ottanta anni dopo: Lo terminò Dario per la precisione.

-         Il viaggio fu però eseguito per davvero; prova ne sia il racconto del “sole alla nostra destra”, che può essere descritto solo da chi passa il Capo di Buona Speranza navigando verso Occidente.>

Con buona pace di Erodoto, che una volta tanto l’aveva detta giusta, in anticipo di migliaia di anni. Lui aveva al solito raccolto racconti di viaggi e avventure nella sua ricerca e attingendo dagli Egizi, depositari di questi fatti. Li aveva raccolti spesso male, ma stavolta ci aveva azzeccato.

(La foto delle donne birmane è presa dal web)


 

sabato 11 ottobre 2025

LA BANDIERA SARDA

 



LA BANDIERA SARDA

Il caso della Bandiera Sarda non si può classificare come scoperta, ma è più di una scoperta. Si tratta infatti di una battaglia condotta da alcuni amici e compagni di partito degli anni in cui la Politica aveva ancora la “P” maiuscola. Vogliamo raccontare i fatti che ci vedono fra i protagonisti della battaglia; perché di battaglia si trattò. Negli anni 1980-90.

Noi eravamo allora “Consigliere Nazionale” del Partidu Sardu (Psdaz) e spesso alle riunioni di questo consiglio prendevamo la parola per fare quanto Catone il Censore faceva dopo la seconda guerra punica. Mentre l’illustre senatore romano chiudeva sempre i suoi discorsi con la frase “Ceterum censeo Carthaginem delendam esse”(E comunque ritengo che Cartagine debba essere distrutta…), noi chiudevamo il nostro discorso nella stessa maniera, dicendo: “E comunque sosteniamo che la legge sula bandiera va fatta”. Una battaglia durata più di dieci anni con le reazioni non sempre positive degli ascoltatori. Finché un giorno, in una riunione di segreteria provinciale, il Consigliere Regionale Salvatore Bonesu oggi purtroppo scomparso, ci avvicinò e ci chiese “ Leonardo Melis, a che punto sono gli studi sulla bandiera?”. Con meraviglia chiedemmo il perché di questo interesse. Ci rispose che se potevamo fornire una bozza degli studi, si poteva provare a proporre  un Proposta di Legge. La bozza l’avevamo sempre in tasca. Così il Bonesu propose la Legge in Aula, in Regione, ottenendo un consenso di maggioranza con una percentuale enorme. Nel frattempo, Carlo Mura sindaco di Samugheo tempestava la diga dell’Omodeo sul fiume Tirso con i drappi della nuova bandiera in occasione della visita del Presidente Scalfaro nel gennaio del 1997.  Chicco Frongia, Consigliere della provincia di Cagliari esponeva per primo il Drappo nel balcone di un edificio pubblico. Antonio Delitala Segretario del Partito Sardo, organizzò una festa memorabile a Villa D’Orri, la magnifica residenza dei Marchesi Manca di Villaermosa che  ospitò ai primi del 1800 il Re Carlo Felice e la sua corte in esilio. Leonardo Melis era chiaramente il ricercatore storico e uno dei promotori più attivi con le sue conferenze e gli interventi in Consiglio Nazionale.

Fu così che nell’Aprile del 1999, precisamente il 15 del mese, fu pubblicata la Legge Regionale n. 10 che ufficializza la Bandiera Sarda con i  4 mori che hanno tolto la Benda dagli Occhi, impostagli dai Savoia, forse per disprezzo. Per disprezzo certo, e possiamo provarlo con i nostri studi e persino con le immagini storiche.

Da: “I POPOLI del MARE, le mie Scoperte”  di Leonardo Melis, ed. Luglio 2024