lunedì 17 febbraio 2025

#POPOLI del MARE, La NAVE di HERA LACINIA

 



La NAVE di  HERA LACINIA 

Glauco comandante dei Lukka della Lucania delle Terre Italiche. Ricco e nobile guerriero arrivato con la sua flotta dalla Lukania che alcuni popoli chiamano Terra Italica o degli Italici. Molto amico di Enea, che pare si recasse in Lukania/Italica a visitare la sua gente nel viaggio che fece dopo la Grande Invasione dell’Oriente. (N.d.A.: Omero fa incontrare Glauco che sfida un furibondo e inarrestabile Diomede sulla spianata davanti a Ilio. I due si parlano prima del duello e scoprono che i loro padri erano amici e furono ospiti reciproci prima della guerra. Segno questo di una sicura reciproca parentela come precedentemente segnalato anche per Teucro. Omero racconta che i due si scambiarono le armature. Aggiunge pure che Glauco non ci guadagnò di certo, essendo la sua armatura d’oro e quella di Diomede di bronzo!)

Dopo la guerra di Troja, naturalmente secondo il racconto di Omero, alcuni “fuggirono” cercando un’altra Patria. Omero lo accenna nell’Odissea e Virgilio completerà il racconto. Purtroppo Virgilio scrisse l’Eneide su “commissione”, pentendosene subito. Forse il bravo poeta, che era un pessimo storico, sbagliò tantissimo con le date e i luoghi arrivando anche a pensare di bruciare l’Opera. Ne fu impedito da Augusto che l’Opera l’aveva commissionata a suo tempo e dietro pagamento anticipato. Così il Vate faceva fuggire Enea e compagni da Troja in fiamme  e puntando a Delfi per consultare l’Oracolo sulla direzione da prendere. L’Oracolo sentenziò: “Cercate l’Antica Madre”. Anchise interpretò l’Oracolo al solito sbagliando, come spesso accadeva a chi andava a consultare senza dovute precauzioni e informazioni, così tutti pensarono di andare a Creta sede, a quanto pare di parecchi dei Popoli del Mare in quel periodo; vedere Pheleset, Shardana e gli stessi Akayasa. Fortunatamente la madre di Enea, ricordiamo che si trattava della Dea Afrodite, apparve in sogno ad Enea ricordandogli che “L’Antica Madre” era a Occidente, per la precisione nei Lidi Italici, i quali non erano nel Lazio come erroneamente ci hanno insegnato a scuola! I Lidi Italici erano in Lucania, che comprendeva il territorio dalla Puglia alla Calabria, comprendendo quello che lo Stato Italico chiama Basilicata, ma che gli abitanti chiamano ancora Lucania, la patria dei Lici che parteciparono alla guerra di Troja e che in realtà erano i Luka o Liku.

I Liku o Lici erano comandati a Troja da Sarpedonte, il semidio ucciso da Patroclo, e da Glauco. Stranamente Enea si fa accompagnare dai Liku, forse dopo aver avuto il sogno e con il consiglio della madre. Quel che di più ci sorprende è che i Liku sono comandati da qualcuno che nell’Iliade non avevamo trovato: Oronte. Forse noi abbiamo trovato l’inghippo e svelato il mistero del perché poi viene identificato il ritorno alla Antica Madre con la Lucania.

-          Ai tempi di Virgilio si credeva e lui stesso lo credeva, che Enea e i suoi partissero da Troja arrivando in “Italia” (leggi Lazio) all’incirca nel 815 a.C. dove il figlio Julo/Ascanio fonderà Albalonga.

-          Enea sarebbe passato a Cartagine dove la principessa di Tiro Didone stava edificando la città, ossia nel 814 a,C a detta degli storici “ufficiali”.

-          Terza “stonatura”: per concludere, Enea “fugge” da Troja distrutta e incendiata dai “Greci” intorno al 1180 a.C. e fa in tempo a passare da Didone nel 814 a.C. per poi approdare nei lidi laziali ove un suo discendente fonderà la città di Roma nel 753 a.C. Un viaggio ben lungo!

Forse Virgilio se ne accorse, oppure qualche amico che di storia ne masticava più di lui lo avvertì, convincendolo a tentare di bruciare il Poema. Del resto dobbiamo dire che dello strafalcione dei 400 anni di viaggio se ne accorse anche un certo Catone (Catone il Maggiore (Cato Maior) per distinguerlo dal pronipote Catone l'Uticense). il quale, riferendosi alle leggende dell’arrivo dei fuggitivi da Troja e della fondazione da parte loro della città di Roma, soleva apostrofare i suoi incauti concittadini dando loro dell’ignorante. E Catone visse ben prima della composizione del Poema di Virgilio!

Noi pensiamo quindi che la Gente di Enea si trasferisse in Occidente nel 8° secolo si, ma dopo aver soggiornato lui e i suoi discendenti a Sud di Troja, dove si trasferirono tutti i Popoli del Mare una volta distrutta la rocca di Ilio (e non la città) passando prima da Hatusa la capitale degli Ittiti che fece la fine della Rocca di Ilio. Per poi scendere e occupare le città tra la Siria e la Palestina, ceduta loro da Ramesse III in cambio della salvezza del trono d’Egitto. Risiedendo poi per 400 anni in quella che noi conosciamo come Israel e Palestina.
Da: "I POPOLI DEL MARE, LE MIE SCOPERTE" 
Anche su AMAZON: https://www.amazon.it/s?k=leonardo+melis+libri&crid=1H2RJ38S13DKT&sprefix=%2Caps%2C481&ref=nb_sb_ss_recent_2_0_recent 

giovedì 13 febbraio 2025

SCARABEI o SCARABOIDI?

 


SCARABEI o SCARABOIDI?  

     I Reperti: molti oggetti di varia provenienza sono stati ritrovati nelle tante campagne di scavi effettuate a Nora e Tharros e nelle altre città minori. Soprattutto monili, vasi e anfore romane, puniche e anche fenicie hanno fatto pensare inequivocabilmente che si trattasse di città costruite e abitate in varia successione da questi Popoli. Ma perché non si parla allora di città egizie, visto che oggetti di questa Civiltà sono stati ritrovati in quantità anche superiore? Perché allora tali oggetti punici, egizi e fenici non possono essere stati importati dai Sardi stessi che, quanto a viaggiare, sembra non avessero niente da imparare da nessuno, ricordando che una delle loro mete preferite sembra fosse proprio l’Egitto, al quale fornivano pesce salato in gradi quantità, come racconta Aristotele. Un particolare importante in questi reperti egizi è che alcuni scarabei sono riferiti ai faraoni Tuthmosis III (1505-1450 a.C.) – Tuthmosis IV (1455-1405) - Amenophe III (1405-1370) - Seti I (1318-1298) - Ramses II (1298-1232) e addirittura a Menes (3300 a.C.)! Anche se ciò non significa che questi faraoni fossero necessariamente contemporanei della città (Tharros), ciò conferma però forti contatti commerciali e scambi culturali fra le due Civiltà in tempi sicuramente remoti.

Da: “Sardana i Popoli del Mare” di Leonardo Melis

            Giandomenico Mele nel “Giornale di Sardegna” del 22 giugno 2005 parla del contadino che trovò le prime statue. Sisinnio Poddi, questo il suo nome, avrebbe consegnato il reperto all’ispettore della soprintendenza Peppetto Pau. A seguito di questi fatti la soprintendenza espropriò il terreno, mandando su tutte le furie i proprietari, che per la cronaca erano i componenti la locale Confraternita del Rosario. L’articolo riporta anche un’intervista fatta da Maria Obinu all’onnipresente archeologo oristanese Momo Zucca. Zucca parla di tombe, entro le quali furono trovati i frammenti di statue, traendo in inganno gli studiosi sul significato stesso delle statue. L’archeologo conferma anche il ritrovamento del famoso scarabeo citato da Nicosia. Uno scaraboide in osso, un pseudo hyksos, molto simile a quelli egiziani databili al XVII sec. a.C.. Ecco, quando i nostri studiosi si esprimono in questo modo non riusciamo più a seguirli. Cosa significa? Che lo scarabeo di tipo hyksos sarebbe opera di un artigiano del VIII sec. che si ispirò a uno scarabeo di un’altra cultura lontana migliaia di km e più antica di mille anni?.. Chi era questo genio?. Oltretutto da studi effettuati recentemente a quando scriviamo (2012), lo Scarabeo risulta essere in steatite e non in osso! Alla faccia della precisione scientifica dei nostri puntigliosi Archeobuoni. Gli studi a cui ci riferiamo portano anche una datazione dello scarabeo: Nuovo Regno, vale a dire un tempo non posteriore al XII sec. a.C. … E noi che avevamo detto?

Da: “SHARDANA Dossier Mont' e Prama” (I Popoli del Mare) Formato Kindle. Di Leonardo Melis. Solo su Amazon.

E da: "I POPOLI del MARE, Le mie scoperte"

 

 

 

 

 

 


sabato 8 febbraio 2025

CITTA SOMMERSA di 9000 anni fa in SARDINIA

 


CITTA SOMMERSA di 9000 anni fa in SARDINIA


35.350 visualizzazioni 4 dic 2014

INTERVISTA A LEONARDO MELIS di Alessandra Addari per TCS TELECOSTASMERALDA. La scoperta di una città a 15 m. sotto il mare Mediterraneo.. datata 7000 a.C.

<<Chi viveva allora in questa città di 9000 anni fa? Perché sull’identificazione di queste mura che si vedono nel filmato dell’Istituto Luce non ci sono dubbi, si tratta di una città; niente nurakes, niente capanne di pastori, semplicemente una città; una città che non ha niente da invidiare in quanto ad antichità alle più famose Jeriko in Palestina,  Gobekli Tepe, Thiuanako e altre città millenarie. Si, perché i 9.000 anni sono attribuiti dal calcolo dovuto alla profondità a cui sono arrivati i ricercatori, impediti dalla poca visibilità per poter scendere ancora di più. Ma forse questa scoperta ci porta a interpretare una delle tante leggende attribuite dai Greci alla Sardegna che essi conoscevano solo per sentito dire. Raccontano infatti i loro scrittori, tutti nati dal VI –V sec. a.C. in poi, che “Norace, figlio di Hermes e di Eritheia figlia di Gerione, venne dall’Iberia (e ti pareva!) per fondare la prima città dei Sardi(!)” Noi quindi come accennato in alto, interpretiamo così: Norax (il nome antico del Nurake) diede origine alla nuova civiltà fatta di città moderne”. Città moderne come quella scoperta negli anni cinquanta del secolo scorso e attribuita ai Romani! Peccato che questa città si trovi a 15-20 m. sott’acqua; e in Sardinia questo significa solo una datazione che ci riporta a 9000 anni fa. La Sardinia infatti è una terra non soggetta a bradisismo e il mare Mediterraneo ne indica la datazione a seconda del livello attuale e passato.>>
Da: "I POPOLI del MARE, Le mie SCOPERTE" - Ed. 2024 di LEONARDO MELIS 

 

lunedì 3 febbraio 2025

NISANU NUOVO ANNO

 


NISANU NUOVO ANNO ...
A breve arriverà NISANU (NISSAN), L'inizio del Nuovo Anno databile all'attuale 21 Marzo, Equinozio di Primavera. Scadenza che determinava l'inizio delle Grandi Imprese: guerre, esodi, feste religiose riferite sopratutto a Resurrezioni ... Rinascite. Come quella di Osiride. Grandi viaggi per terra e per mare, insomma Eventi di ogni genere. 
Noi vogliamo seguire questa usanza dei nostri Padri, ricominciando con i nostri Eventi. Si, le nostre Conferenze sui Popoli del Mare e altri eventi legati. 
Alcune Università Unitre hanno già prenotato per Marzo. Conferenze su radioweb e pubblicazioni su Riviste, come il numero di Marzo della rivista SAGA. Gli amici Exallievi Salesiani, di cui ci onoriamo di far parte, hanno già prenotato ad Arborea e Lanusei e foirasae Cagliari e tanti altri del "Continente"  ... altri si prenoteranno per i mesi a seguire. 

sabato 1 febbraio 2025

I POPOLI DEL MARE Aericolo rivista SAGA




https://www.diegomarin.it/saga-rivista/?fbclid=IwY2xjawILGAhleHRuA2FlbQIxMQABHXVTxgmKUL7yKD0T9gErZHMGWJcx7ableg82_tf1NpjrXGsI4aalQ0xymg_aem_VexOTRAr2IrOAp1eo4Q8Vw

di Leonardo Melis 

RMK: Esporremo qui gli eventi in difformità dai canoni tradizionali del saggio storico, preferendo un linguaggio più spontaneo e meno tecnico. Pur dispiacendo agli “ad- detti ai lavori”, è infatti nostra premura che gli argomenti risultino di facile comprensione. Gli stessi impongono del resto un approccio straordinario per via di alcune “rivela- zioni” che stravolgono la comune narrativa storiografica. Raccontare che popoli oggi sottomessi (quali Pheleset, Shardana e Washasha) dominarono il mondo antico per oltre un millennio, trattare le connessioni con l’esodo ebraico, la tribù perduta di Dan, Mosè, ... potrebbe dar luogo a malintesi che equiparerebbero la cronaca a una trama di fantasia. Al contrario, ogni ricostruzione è docu- mentata da citazioni di testi e autori al di sopra di ogni sospetto: Erodoto, Diodoro Siculo, Strabone, Pausania, Festo, Solino, Tito Livio, i Papiri di Harris, gli Scritti di Wil- bour, il Poema di Pentaur, la Stele di Meneptah, i Bassori- lievi di Medineth Abu, Luxor e Karnak... Qui parliamo in particolare dei Shardana. La provenienza di questo popolo dall’Asia Minore, ormai accettata dalla maggioranza degli studiosi, è quanto si sostiene in questo libro, con alcuni distinguo. ............................................................................................. (sic) Vi si parla a più riprese dei Popoli del Mare e dei Shardana in particolare, già dai tempi di Amenophis I (1525-1506 a.C.), Thutmose III (1479-1425 a.C.) e Amenophis III (1388-1350 a.C.). Di loro parlano ampiamente le iscrizioni nel tempio rupestre di Abu Simbel, in quello di Karnak e di Medinet Habu, i Pa- piri di Harris e gli Scritti di Wilbour... Ma la tesi di Sardi come patria d’origine diventa insostenibile se si pensa che la città ricadeva nel territorio di Hattusa, ragion per cui sarebbe caduta nel 1200 a.C. proprio durante la terri- bile invasione dei Popoli del Mare che determinò la fine dell’Impero Ittita. Come avrebbero potuto i Shardana (che dei Popoli del Mare erano la componente guida) di- struggere la propria città d’origine? E(sic)----------------------------------------------------------------------------------------------------------Gli stessi si appellano a Erodoto, che riporta un episodio del tempo del faraone Psammetico (664-610 a.C.). Riferen- dosi ai mercenari Cari e Ioni inviati in Egitto dal Re di Sardi Cige, lo storico sosteneva che fossero «i primi uomini di lingua straniera a installarsi in quel paese» (Storie II, 154). Essi collegano infatti i mercenari di Sardi ai mercenari shardana che notoriamente avevano servito la XIX dina- stia, ma l’unico indizio a riguardo sarebbero i sarcofagi e gli utensili greci (pur numerosi) trovati nel delta del Nilo insieme a monili del periodo appunto ramesseide. Pec- cato che per far quadrare il cerchio sia prima necessario ridicolizzare Erodoto, che avrebbe preso i Greci (Cari e Ioni) per Shardana, e Psammetico per Seti il grande. An- cora Erodoto avrebbe scambiato il VII secolo col XIV, e inserito Cige e Assurbanipal (il re assiro contro cui Psam- metico impiegò i mercenari greci) nel periodo storico dei 2 Popoli del Mare, le cui micidiali incursioni si estinsero alla fine del II millennio! È invece probabile che questo popolo abitasse la Sar- degna già dal II o addirittura III millennio a.C. Sappiamo ad esempio che il bronzo, di cui i Shardana avevano il mo- nopolio, era lavorato in Sardegna già a metà del II millen- nio in forme artistiche di rara bellezza e che nello stesso periodo furono conquistate la Corsica e le Baleari ad opera di popoli provenienti dalla Sardegna (1500-1400 a.C.). Gli Egizi danno ai Shardana e ai loro alleati una collo- cazione geografica ben precisa, chiamandoli i Re delle Isole dell’Occidente; (sic) ......................................................................................................... D’altronde, da un’indagine archeologica con- dotta in Turchia, Sardi risulta fondata intorno al 1000 a.C., mentre le ultime scoperte avvenute tra Haifa e Tel- Aviv confermano insediamenti Shardana in Asia Minore già dal 1150 a.C.. Sardi era inoltre situata a circa 150 km. dal mare, e per un popolo di navigatori e di pirati la cosa risulta alquanto insolita. Qualcuno potrebbe obiettare che tutto sommato le Isole dell’Occidente potrebbero essere anche le isole dell’Egeo. In effetti, Lemno, Creta, Cipro e altre si trovano a Nord-Ovest dell’Egitto (più a Nord che Nord-Ovest), ma ricordiamo che gli Egizi aggiungevano la parola “scono- sciuti” ogni volta parlassero dei Popoli del Mare, mentre sappiamo che avevano rapporti commerciali da sempre con le isole dell’Egeo, che perciò conoscevano abba- stanza bene. Riteniamo quindi di poter escludere (al- meno in parte, e subito spieghiamo perché) anche l’ipo- tesi dell’Egeo, pur precisando, con l’aiuto degli antichi cronisti, che alcune isole egee furono effettivamente sede di colonie o empori shardana. Creta fu occupata dai Popoli del Mare nel 1400 a.C. (Plutarco), ma già i Shardana avevano conquistato le isole di Lemno e Imbro, passando da qui in Grecia per rapire le donne degli Ateniesi e stabilirsi a Creta dove «si governa- rono da sé stessi». Simonide di Ceo racconta che durante il primo tentativo di sbarco a Creta, alcuni Sardi furono catturati e condotti a morire fra le braccia arroventate della statua bronzea di Talo. Essi andarono incontro alla morte con un beffardo sorriso sulle labbra che egli chiamò “riso sardonico”, il sardus gelo di Omero. Dedu- ciamo che le isole dell’Egeo, potevano ospitare alcuni componenti dei Popoli del Mare (la Bibbia afferma che i Pheleset o Filistei venivano da Kaftor, Creta) e principal- mente degli Eraclidi (Shardana), ::::::::::::::::::::::::::::::.  (sic)--------------------------------------. Come già precisato, gli Egizi conoscevano bene Greci e Cretesi, avendo con essi scambi culturali e commerciali piuttosto frequenti. Numerosi documenti egizi confer- mano la presenza dei Shardana dai tempi più remoti ed è parere diffuso che i misteriosi Hyksos, che invasero l’Egitto intorno al 1700 a.C., siano da identificare con i Popoli del Mare. Segue la cronologia: 2450 a.C. (HC) o 2350 a.C. (LC): Sargon di Akkad inaugura la dinastia Sargonide (Sardonide-Sandanide? Una dina- stia con questo nome esisteva in Lydia); 2300-2000 a.C.: in Mesopotamia si scatena una terribile carestia durata più di 300 anni, che motiva l’emigrazione verso occidente, (Sardegna compresa?). Contesto Biblico: a seguito di questi fatti, la Tribù di Abramo esce da Ur dei Caldei e dopo un vagabondare attraverso i monti della Siria si stabilisce sulle rive del Mar Morto; 1800 a.C.: popolazioni originarie dell’Asia Minore(?) in- nalzano il tempio megalitico di Stonehenge; 1700 a.C.: gli Hyksos, di razza indoeuropea con mesco- lanze di razza semitica, invadono l’Egitto. Sono i “Popoli del Mare”? Nello stesso periodo nelle Baleari si registra una catastrofe che cancella la Civiltà ivi residente. Con- temporaneamente si assiste alla distruzione della prima Civiltà Cretese e all’incendio di Troia IV (1800-1750 a.C., ad opera – forse – degli stessi Popoli del Mare). Contesto Biblico: Carestia, Ebrei in Egitto, Giacobbe; 1600 a.C.: Hattusilis stabilisce l’Impero Ittita. Fondazione di Micene (Akwasa, Akaiasa, Achei); 1568-1545 a.C.: Il faraone Amon-Mose (Ahmose) espelle gli Hyksos dall’Egitto; 1530-1520 a.C.: Thutmose I (Thot-Mose) sconfigge il Mi- tanni e la Siria fra le cui fila militano contingenti Shar- dana; 1500-1400 a.C.: il bronzo viene lavorato in Sardegna con tecniche già di rara bellezza e perfezione. La Corsica e le Baleari sono conquistate da un Popolo proveniente dalla Sardegna; 1500-1470: L’isola di Thera (Santorini) scompare in se- guito a un’eruzione vulcanica. Inizia la decadenza di Creta; 1400 a.C.: gli Akawasa e i loro alleati distruggono Creta e l’Impero Minoico (Plutarco). I Shardana conquistano Lemno e Imbro, passano in Laconia, rapiscono le donne ateniesi, e si stabiliscono a Creta. Alcuni di loro sono cat- turati durante il primo sbarco e vengono condotti a mo- rire fra le braccia arroventate della statua bronzea di Talo. Essi vanno incontro alla morte ridendo (Simonide di Ceo); 3 1355 a.C.: ambasciatori dei Popoli del Mare recano doni al faraone Amenophis IV e alla regina Nefertiti, invitan- doli a tornare al culto dell’Unico Grande Dio (della Grande Dea); 1294 a.C.: battaglia di Qadesh: Ramses II (Ra-Mose) si salva dall’attacco degli Ittiti con l’aiuto di un contingente mercenario shardana. Altri Shardana combattono al fianco degli Ittiti stessi: Ramses li appella Shardana del mare, dal cuore ribelle; 1290 a.C.: un attacco micidiale è portato all’Egitto di Ramses da parte dei Popoli del Mare; 1278 a.C.: Esodo. Un gruppo cospicuo di perseguitati re- ligiosi e alcune tribù semitiche stanziate ai confini orien- tali abbandonano la terra dei faraoni al seguito di un prin- cipe egizio seguace – forse – del culto di Akenaton. Con essi si allontana (ammutinandosi?) un numeroso contin- gente di mercenari Shardana (Danai) e Tjeker (Teucri) che li difenderanno nel lungo cammino. Mosè li include nella misteriosa Tribù di Dan. I Tjeker (Teucri) formeranno le tribù di Issacar e Aser. Ma anche Zabulon appartiene ai Sher-Dana; 1250 a.C.: un’incursione dei Popoli del Mare distrugge Ti- rinto e un’altra devasta l’abitato circostante Micene; 1235 a.C.: una grande carestia devasta l’Anatolia in se- guito alle incursioni dei Popoli del Mare, Meneptah invia navi cariche di grano; 1231 a.C.: Meneptah deve affrontare una guerra con i re libici spalleggiati da alcune tribù identificate nei Popoli del Mare: Akawasa (Achei), Thursha (Etruschi), Shakalasa (Siculi), Wasasha (Corsi?) e Shardana. Quest’ultimi prov- vedono inoltre al vettovagliamento e al trasporto delle truppe via mare; 1210 a.C.: Meneptah ottiene una vittoria decisiva nel de- serto occidentale sui Libu e i loro alleati delle Isole Stra- niere; 1200-1180 a.C.: ha luogo l’invasione più devastante e definitiva dei Popoli del Mare, (durata probabilmente più di 50 anni). Ai soliti Shardana, Akawasha, ecc. si sono ag- giunti nel frattempo Denen, Sakssar, Phe- leset. Distrutte Ugarit, Gerico e Corinto, l’Impero Ittita e l’alleanza micenea sono cancellati. Intere città sono rase al suolo e gli abitanti passati a fil di spada (Atene sarà stranamente risparmiata). I Shardana e i loro alleati si riversano in Asia Minore in- cendiando città e campagne. Lo stesso Egitto è attaccato (1183 a.C.), ma Ramses III trova un accordo con la mediazione dei mercenari shardana al soldo delle truppe regie. Si vanterà poi di aver sconfitto per la prima volta i più terribili e fantastici guer- rieri del passato; 1180 a.C.: datazione ufficiale della Guerra di Troia. Noi propendiamo invero per una data anteriore di circa 30 anni, per cui Troia VII sarebbe stata distrutta da una coa- lizione di Popoli venuti da Occidente (Grecia e isole me- diterranee), circa nel 1220-1200 a.C.. La datazione dei vari livelli è in effetti piuttosto incerta, ma crediamo di poterla in parte ricostruire: Troia I esisteva nel bronzo an- tico, intorno al 2700 a.C. – Troia II fu incendiata nel 2300 a.C. – Troia III, IV e V esistettero dal 2300 al 1700 a.C – Troia VI, ricca e potente, rinacque dalle loro rovine e fu distrutta da un terremoto intorno al 1280 a.C. – Troia VII durò quasi un secolo e fu probabilmente la città di Priamo cantata da Omero. Il poeta menziona nella sua opera Tjeker (Teucri) e Liku (Lici) sul fronte troiano, e Akawasa (Achei) e Danai (Denen, Danuna, Shar-dana), sul fronte greco. Contesto Biblico: Giudici, insediamento di Pheleset (Filistei) e Tjeker (Teucri) in Palestina; 1100 a.C.: L’Onomastico di Amenemope riferisce della presenza in Palestina dei Popoli del Mare e in particolare dei Pheleset (Filistei), Shardana (Sardi) e Tjeker (Teucri); 1080 a.C.: Il Viaggio di Wenamun definisce la città di Dor, sulla costa palestinese, «città dei Tjekker». 4 SISARA ~1100 a.C. Fu generale shardana agli ordini del faraone Ramesse III prima e dopo la grande invasione dei Popoli del Mare. Trovandosi in Palestina per conto dei Re Egizi, ivi servì il principe shakalasa Jabin, scendendo per lui in battaglia contro l’esercito del generale Barak e della giudicessa De- bora. Finì i suoi giorni sulla piana di Esdrelon, assassinato a tradimento dalla moglie di un amico. Dal Libro dei Giudici (IV-V): «Jabin, un re cananeo, che re- gnava in Asor e aveva per condottiero dell’esercito Sisara [un generale dei mercenari shardana di stanza in Pale- stina per conto dei faraoni, nda] che abitava in Aroset Goim, forte di 900 carri ferrati, oppresse duramente i figli d’Israele per 20 anni.... In quel tempo era Giudice in Israele Deborah... giudicava le cause fra Rama e Bet-El sui monti di Efraim... Deborah andò con Barak in Qades, ra- dunò Zabulon e Neftali, 10.000 combattenti». Lo straripamento di un torrente ne fece impantanare i carri, e Sisara fu sconfitto. Ma nel canto di vittoria che segue la battaglia, Deborah si lamenta: «E Dan perché se ne sta sulle navi? Aser ha preso dimora sul lido del mare e nei suoi porti vive tranquillo...». Cos’era accaduto? Deborah aveva cercato di radunare le tribù per scacciare i mercenari insediati ad Haroset Goim (El-Awaht?), presso il Monte Carmelo nella regione di Manasse. Dan fece però orecchio da mercante, sia per- ché Sisara (Si-Shar) e i suoi erano Shardana, quindi loro fratelli, sia perché Israele si ricordava di Dan solo quando c’era da combattere. Con Dan, anche Aser si guardò bene dall’intervenire a ragione delle comuni origini. Sisara fu comunque sconfitto e la Bibbia racconta la vittoria di Deborah in toni trionfalistici. Come spesso ac- cade, un’imprevedibile sventura aveva negato la vittoria a un grande condottiero per consegnarla a un generale di scarso valore. Stavolta si trattò di un fiume in piena, o meglio un torrente (il Kijon), che una tempesta esplosa a battaglia in corso aveva gonfiato tanto da travolgere gli uomini di Sisara. I carri si impantanarono diventando in- servibili. Pur valorosi, gli uomini di Sisara si trovarono uno contro cinque, cinquemila contro ventiquattromila a es- sere precisi. La conclusione fu se possibile ancora più amara. Sisara fu ingannato dalla moglie di un amico che ebbe remore a violare i principi dell’ospitalità. Una regola che chiunque tra i Shardana riteneva inviolabile, ma che fu invece tra- dita da una «benedetta fra tutte le donne», come la Bib- bia definisce Jaele, moglie di Eber il Kenita. Questa poco affidabile signora accolse Sisara che cer- cava scampo al massacro e lo avvolse in una coperta dopo avergli «offerto una ciotola di latte» (segno della sacra ospitalità). Quando Sisara, sentendosi al sicuro, si addormentò, la brava Jaele raccolse un martello e un pic- chetto della tenda e gli piantò il secondo nella tempia. Ironicamente, la Bibbia si cura di annotare che «vi era pace tra Jabin ed Eber il Kenita». Un tradimento della peggior specie! Oltretutto Jaele non era ebrea e non aveva alcun motivo, se non il tradimento, per uccidere l’amico del marito. Pur confusa tra le lodi, l’intenzione malvagia è pre- sente nel canto nella giudicessa: «A chi chiedeva il latte, in un piatto principesco presentò la “panna” [i.e. latte acido, nda]. Ma la sinistra impugnò il piolo, la sua destra il martello da fabbro». Ne segue l’immagine del dramma: «Affacciata alla finestra la madre di Sisara sospira: “Per- ché tarda a venire il suo carro?” Un’ancella risponde: “Certo raccolgono e dividono la preda, una fanciulla, due fanciulle per ogni guerriero... un vestito, due vestiti per Sisara...”». Il canto infine sentenzia: «Così periscano tutti i tuoi nemici o Signore!», quasi compiacendosi del dolore della madre di Sisara.https://drive.google.com/file/d/1w3Ll3u-33h3Nrs8yJ5FGQbGCgARwyTFM/view 

venerdì 31 gennaio 2025

Mose/Neb.Ka.Set

 


Mose/Neb.Ka.Set

Dopo la restaurazione voluta dal generale golpista Horemheb, urgeva mettere sul trono un nuovo faraone da cui derivare un’altra dinastia, dopo lo sterminio della famiglia di Amenophe IV/Akenaton. Vediamo: . L’interesse del giovane principe per la religione bandita dal paese era pericolosa, ma il suo fascino irresistibile. Da: “Shardana i Custodi del Tempo”.

Il lettore si starà chiedendo adesso, perché L. Melis non tenga conto del racconto biblico, pur così particolareggiato nella descrizione della nascita e adozione del principe.

Lo stesso De Mille racconta che egli fu affidato alle acque del Nilo e raccolto dalla sorella del faraone: Bitya. Proprio il racconto della Bibbia ci ha fatto sempre sospettare che qualcosa non quadrava troppe inesattezze e troppa la somiglianza con un altro racconto identico ma più antico.

Quello di Sargon di Akkad, il capostipite degli Urim. Vediamo alcuni particolari del racconto, quanto collima e quanto non torna.

Mose nascerebbe a Jessen e su questo non abbiamo da obiettare. Juseppe e i suoi, ma anche gli Hyksos, si insediarono in questa terra a Oriente del Delta.

Fu affidato alla corrente del fiume dentro un “cesto di giunchi cosparso di bitume”.

Qui abbiamo la prima stonatura.

Questo particolare del bitume si ritrova nel racconto di Sargon.

Ma in Mesopotamia la cosa è giustificata dal fatto che i giunchi della zona si impregnano d’acqua e vanno a fondo.

Il giunco egizio no, galleggia da solo!

Il cesto, trascinato dalla corrente fu seguito a distanza dalla sorella di Mose.

Eh, no! Esodo Shardana

La Bibbia degli Urim

Il Nilo è un “Fiume che scorre al contrario”, per dirla con Erodoto, e gli Ebrei stavano nel Delta che sfocia o Nord, nel Mediterraneo. Non poteva trasportare il cesto verso l’interno.

Lo avrebbe trasportato in mare!

Lo raccolse la figlia del faraone che era scesa a bagnarsi con le ancelle.

Poiché non vi sono motivi che ci facciano pensare a una figlia del faraone che se ne va a spasso per l’Egitto e per di più in mezzo ai coccodrilli e agli ippopotami che popolavano il fiume, pensiamo che la fanciulla si bagnasse in un luogo protetto e possibilmente davanti alla regia.

Purtroppo anche qui i conti non tornano.

Dopo la sconfitta degli Hyksos “venne un re che non conosceva Juseppe” e precisamente un re della XIX dinastia di Tebe, che aveva la capitale (e la reggia) a Luxor.

Pur se Amenophe IV aveva spostato la capitale ad Aketaton, a metà strada fra Jessen e Luxor.

Con la restaurazione di Horemheb tutto tornò a Tebe o, se preferiamo, a Luxor.

E Luxor dista da Jessen 850 km controcorrente per di più!

Da: "I POPOLI del MARE. Le mie scoperte"  ed. 2005 Leonardo Melis


mercoledì 29 gennaio 2025

#TEMPLARI In Sardinia

 


#TEMPLARI In Sardinia
<Abbiamo rintracciato alcune chiese con “Tracce Templari”: San Leonardo di Siete Fuentes, presso Macomer. San Giovanni a Laconi (dove abitiamo attualmente). San Francesco di Stampace e Santo Sepolcro a Cagliari. Sant’Antioco di Bisarcia presso Ploaghe. A San Pietro di Sorres, presso Sassari è conservato dai frati il sarcofago di Goffredo il Benedettino, medico di San Bernardo di Clairvaux!
In una chiesetta intitolata a S. Antonio, che risulta essere più antica della stessa chiesa parrocchiale, abbiamo rintracciato addirittura il Demone Asmodai (o Baphomet?) scolpito nella facciata. In questa chiesa si celebrano il 16-17 gennaio i riti del fuoco e la festa di S. Antonio. Una chiesa che conosciamo bene, visto che sorge nell’abitato di Pauli, nel comune di Laconi, dove viviamo attualmente.>
N.d.A. - Aggiungiamo che il Judike di Torres Gonario, amico di Bernardo di Clairvaux, lasciò il trono per raggiungere Bernardo in Francia e ne divenne il successore dopo la sua morte .
Da: "I POPOLI del MARE. Le mie scoperte" ed. 2024 di Leonardo Melis