L’Inabissamento:
L’Innalzamento del
Mediterraneo: un’altra
prova inequivocabile dell’esistenza di queste città del Mediterraneo precedente
all’arrivo di presunti “Fenici”, Punici e Romani, è data dall’inabissamento di
alcune di esse, fra cui Nora e Tharros.
Una parte dell’abitato è sommersa dalle acque del mare, dovuto all’innalzamento
del livello del Mediterraneo; un fenomeno questo che avvenne storicamente in un
periodo che va dal 1200 al 1150 a.C. (Carta Raspi). Ora sappiamo con
certezza che i cosiddetti “Fenici” (che poi erano i Popoli del Mare di ritorno)
uscirono dai loro porti intorno al 900-800 a.C., notizie di Cartagine in
Sardegna se ne hanno intorno al 540 a.C. col disastroso tentativo di conquista
da parte di Malco. In quanto a Roma si hanno i primi contatti solo intorno al
238 a.C. dopo la famosa rivolta dei mercenari cartaginesi, che spinsero il
Senato a inviare in Sardegna le legioni. Anche se un precedente tentativo
l’aveva fatto nel 259 L. Cornelio Scipione che, dopo aver conquistato Alalia in
Corsica, si impadronì di Olbia, ma l’arrivo di una flotta Cartaginese lo
costrinse ad abbandonare la città. E’ ovvio quindi che né Fenici, né
Cartaginesi o Romani potevano aver costruito alcuna di queste città.
Nell’estate del 2001 ho avuto modo di controllare ulteriormente le centinaia di
“tombe” scavate nella roccia a strapiombo sul mare della bellissima penisola
del Sinis nella costa occidentale della Sardegna. Si tratta di loculi di
diverse dimensioni a gruppi di 6-10 e anche 20, affiancati a formare quasi la
pianta di una casa. In alcuni casi la roccia ha ceduto e si è inabissata.
Naturalmente sono stati catalogati come tombe puniche scavate dagli abitanti
della vicina Tharros distante circa 1 km. Ma se di tombe si tratta, pur non
essendoci dubbio che abbiano a che fare con l’antica città, ne escludono
automaticamente l’origine punica e fenicia, nonché romana. L’impressione è,
infatti, che siano state scavate precedentemente al fenomeno di innalzamento
del mare avvenuto nel II millennio a.C. e quindi prima dell’avvento di queste
Civiltà. Non crediamo, infatti, che sarebbero state scavate così vicine al
mare, visto la fine che hanno fatto alcune di esse, letteralmente sommerse dai
flutti.
Le
acque quindi si innalzarono repentinamente in tutto il mediterraneo di circa m. 2,50; corrispondente questo a una
penetrazione delle stesse acque marine per circa km. 30 all’interno dei territori; con le conseguenze che possiamo
immaginare. Le acque salate si inserirono nei campi, avvelenando messi e
pascoli, oltre alle falde acquifere, rendendo le coste inabitabili. Questo
indusse le popolazioni tutte a decidere un immediato abbandono dei territori.
Questi territori, lo sappiamo, erano abitati da color che gli Egizi chiamavano “gli abitanti delle Isole d’Occidente” o
“Coloro che abitano nel grande verde”
o ancora: “Coloro che abitano nel Grande
Cerchio d’acqua”. Coloro che noi chiamiamo anche Urim o Pelasgi: I Popoli del Mare.
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